Ho aperto il mio account Instagram a ottobre del 2010, esattamente tre mesi dopo la pubblicazione della prima foto su questa piattaforma. In 6 anni ho pubblicato 1890 fotografie molte delle quali- non ho paura ad ammetterlo – orribili.
Ho usato a lungo Instagram come diario fotografico e strumento occasionale per condividere i momenti e i ricordi, a un certo punto, quando ha cominciato ad essere anche uno strumento comunicativo, ho pure preso a scrivere le caption in inglese pensando che fosse il modo migliore per parlare a un pubblico più vasto possibile.
Solo in quest’ultimo anno, con la decisione di diventare freelance, ho iniziato a pensare seriamente a Instagram come strumento per il mio business e a quel punto si è reso necessario un drastico cambiamento.
Cosa ho fatto per cambiare
All’inizio del 2016 ho deciso che avrei dedicato del tempo a degli scatti zenitali (con ripresa dall’alto) di colazioni e ne avrei pubblicata una ogni lunedì con l’hashtag #lecolazionidellunedì. L’esperimento si è concluso dopo 25 settimane altalenanti per mancanza di tempo e di motivazione: ci mettevo troppo tempo ad allestire questi set da fotografare con la reflex e il ritorno che mi davano non era neanche misurabile. Partire senza avere un obiettivo è stato il modo più rapido per fallire e, non fosse stata la mia ostinazione, la cosa si sarebbe conclusa anche prima.
A quel punto ho deciso che se il core del mio business era il cibo avrei postato solo (o comunque prevalentemente) foto di cibo. Alcune prese dal blog, altre improvvisate, niente che avesse una precisa chiave stilistica o che riuscisse a mettermi in relazione con il mio pubblico. Intanto comunque avevo deciso di tornare a scrivere i miei piccoli testi in italiano e di parlare non a tutti ma a una community ben precisa: la mia. Per quanto il cibo sia internazionale gli americani credono che noi mangiamo cose tipo la pasta con la marinara sauce e poi il mio blog è scritto in italiano, che senso avrebbe avuto attrarre un pubblico che non poteva fruire i miei contenuti?
I pochi parametri misurabili, però continuavano a muoversi poco. Per ogni nuovo follower uno spariva e i numeri, che pure non sono l’unica cosa che conta, ma un peso ce lo devono avere, continuavano a stagnare. A quel punto ho stabilito che se la strada non era ancora quella giusta avrei dovuto cambiare ancora e prendermi un impegno diverso con me, con il mio business (mi occupo di fotografia e comunicazione, questo canale DOVEVA funzionare) e soprattutto con chi mi stava seguendo. Non si trattava solo di fare buone foto – Instagram, come suggerisce anche Martino Pietropoli in questo pezzo su Medium, non c’entra molto con la fotografia, è solo un’applicazione fotografica con un suo linguaggio che tende, a volte, ad essere noioso e ovvio.
Partendo da questi presupposti ho analizzato le foto con maggiori interazioni e raccolto un po’ il sentito della mia community. Ho trovato una cifra stilistica che fosse la mia, tra quelle che avevo già proposto in passato e che pareva essere particolarmente apprezzata e mi sono rimessa al lavoro ripartendo da qui. Ho scelto di tornare a quelle riprese zenitali da cui ero partita ma questa volta di farlo con uno strumento più elastico e rapido: lo smartphone. Ho anche capito che dovevo smettere di cercare la perfezione e cominciare a scattare di più e più in fretta. Si può sempre fare meglio ma intanto è meglio fare..
Ho preparato un calendario editoriale di massima in cui ho ridotto al minimo i contenuti promozionali verso il blog (che tra l’altro non mi avevano mai dato alcun ritorno in termini di visite), ho deciso che avrei raccontato il mio modo di vedere il mondo in cui il cibo c’è ma non è solo e che avrei dato maggiore peso al dialogo con la mia community. Mi sono organizzata per scattare foto nuove ogni settimana (approfittando qualche volta dei set già allestiti per i miei clienti) e ho cominciato ad utilizzare Instagram Stories per creare maggiori relazioni con le persone, per raccontare con brevi video i procedimenti delle ricette già pubblicate sul blog e aprire una finestra più ampia sul mio lavoro e sulla mia quotidianità.
Per aumentare le relazioni e trovare nuovi contatti ho partecipato anche a diversi progetti fotografici, come il #felicenovembre organizzato da Francesca Gonzales o alle #gioiedinatale organizzate da Zuccaviolina, che in parte costituiscono anche un ottimo spunto per nuove composizioni e nuovi racconti.
Cosa è successo dopo
È successo che, trovata la chiave giusta, le cose hanno cominciato a muoversi in fretta: il numero dei miei follower ha registrato un +1000 (sì, mille) in un mese, circa. A questo aumento numerico di follower è corrisposto anche un adeguato aumento dei like alle foto e soprattutto ho cominciato a stringere relazioni più durature con la mia comunità. Nonostante abbia ridotto molto i contenuti promozionali ad oggi, dopo Google e Pinterest, Instagram è la terza fonte di accessi al mio blog di cucina. Chi mi segue si fida di me, mi riconosce dalle mie foto e sa cosa aspettarsi, resta e cosa più importante mi cerca anche altrove. Non solo, i miei clienti hanno cominciato a chiedermi fotografie per i loro canali Instagram quindi anche in termini economici il ritorno è stato significativo.
Quelle che pubblico non sono le mie migliori foto ma è il miglior racconto di me stessa che io abbia mai organizzato e questo funziona.
Cosa ho capito di Instagram
- Non funzionerà per sempre perché Instagram vive di trend e si evolve in continuazione. È importante restare aggiornati e continuare ad analizzare dati e situazioni.
- Copiare gli hashtag che utilizzano gli altri non serve a niente, studiarli sì. Ogni foto ha bisogno di hashtag specifici e anche per questi ci sono tendenze che si muovono rapidamente e che non possono essere ignorate. Gli elenchi di hashtag da copiare e incollare funzionano ma vanno aggiornati spesso.
- Instagram è un social e quello che conta sono le relazioni: a meno che tu non sia Kylie Jenner scendi dal piedistallo, nessuno ti deve niente e dirti ciao ciao per sempre è un attimo.
- Non bisogna solo postare su Instagram ma bisogna viverlo, sentirsi parte di una comunità più o meno ampia (a seconda dei temi in cui ci si inserisce e delle affinità) e partecipare moltissimo e con genuino interesse.
- Ci vogliono bellezza ed entusiasmo. Su Instagram, sì, ma anche nelle nostre vite.