Prima di parlare di strategia di comunicazione dovremmo parlare di comunicazione.
Comunichiamo – lo fanno tutti gli essere viventi – per metterci in contatto con gli altri, per creare rapporti e relazioni che diventano parti fondamentali delle nostre vite. Allo stesso modo aziende e professionisti si comunicano per trovare e incontrare un pubblico interessato alla loro offerta e nuovi potenziali clienti. È un processo, quindi, di cui non siamo protagonisti e che prevede la presenza e l’attenzione di un interlocutore che ci ascolti, un pubblico che riceve la stessa richiesta da centinaia di altre persone e aziende e che, nella migliore delle ipotesi, potrà dedicarci non più di una manciata di secondi. La strategia di comunicazione serve a utilizzare il tempo che ci viene dedicato, quella manciata di secondi, nel modo migliore possibile.
Creatività organizzata
La strategia è un piano di azione sviluppato per raggiungere un obiettivo che siamo noi a definire e che ci indica il modo per raggiungerlo, tenendo conto della sensibilità del pubblico che ci ascolta e dei media utilizzati. Non è il copione di una farsa e non ha nulla a che fare con l’autenticità e la spontaneità. La strategia è, piuttosto, creatività organizzata. È lo strumento che ci consente, di creare contenuti in modo autentico e spontaneo quando siamo ispirati, ma di farlo sempre in modo da essere interessanti per il nostro pubblico e utili a raggiungere il risultato a cui stiamo puntando.
Ci serve una strategia per comunicare perché non possiamo dire quello che ci pare e quando ci pare. Non è una questione di costruire una finzione ma di selezionare la realtà, di non andare fuori tema, di non essere noiosi. Senza una strategia finiamo come il mio vicino con il carlino: ogni volta che lo incrocio in cortile mi attacca delle tali pezze che smetto di ascoltare appena sento la sua voce, così dopo anni non so nemmeno come si chiama e se posso lo evito. Il carlino invece si chiama Ettore, ci parlo assai più volentieri.
Quando dalla tua comunicazione dipende il tuo lavoro – e quindi la capacità economica di garantirti un tetto sulla testa, bollette e tasse pagate e il frigo pieno – non puoi permetterti di improvvisare. Non basta stare online, aprire un canale e metterci dentro qualcosa perché funzioni. Non basta neanche se hai un bel budget di partenza da spendere in ADV, puoi spendere quanto vuoi, ma fino a che peschi nel mucchio raccoglierai solo quello che capita e non ci si può affidare al caso quando la posta in gioco è così alta.
Parlo di me, di qualcosa che conosco abbastanza bene da poterne fare un’analisi lucida e che posso raccontare da un punto di vista privilegiato. Quando mi sono dimessa dal mio lavoro statale e ho aperto partita IVA ero online da molti anni, avevo molti canali attivi – Twitter, Instagram, Facebook e il mio blog di ricette – e nessun cliente. Lavoro da casa e faccio un lavoro interessante, creativo e assai utile per le aziende del settore food che si comunicano online, sono in grado di occuparmi dei loro contenuti promozionali dall’ideazione alla creazione, senza che debbano intervenire figure intermedie. Fico, no? Ma lo faccio a casa mia, quasi sempre sola, e se non lo avessi raccontato online nessuna azienda avrebbe mai pensato di lavorare con me.
Ragionare su un modo nuovo di comunicare, costruire la mia prima strategia di comunicazione, e poi quelle successive, ha contribuito in maniera sostanziale al fatto che oggi io sia qui a scrivere e a propormi ancora come professionista in quel che faccio.
Struggimento e sbattimento
Non è che fatta la strategia poi tutto cambia, diciamolo senza girarci intorno. Non basta avere in mano lo strumento, bisogna pure cominciare a usarlo e capire come usarlo al meglio. Da un ciocco di legno ci puoi ottenere una bellissima sedia di design oppure segatura. A fare la differenza è lo sbattimento, molto sbattimento. Perché non basta mettersi lì e raccogliere le idee, serve anche alzare il culo e cominciare a realizzarle.
Il piano di comunicazione è un’indicazione è un’idea che potrebbe funzionare o forse no, a deciderlo è come la mettiamo in pratica ed è la risposta che otteniamo. E il feedback di chi ci ascolta e qualche volta potrebbe essere inaspettato e spiazzante. Tipo così.
Mi ci sono voluti molti tentativi – e molto struggimento – prima di trovare il modo migliore per dare una svolta al mio canale Instagram, l’ho raccontato in questo post e qui ho invece parlato di come si è evoluto e si sta evolvendo. La stessa cosa sta succedendo adesso con il blog di cucina e la sua pagina Facebook.
Serve metodo, serve una continua capacità di sbagliare e rivedersi. Servono formazione e aggiornamento costanti, perché i media cambiano di continuo e non possono funzionare se non li utilizziamo nel modo giusto. Bisognerà cambiare obiettivo, quando sarà necessario e rifare tutto daccapo.
Alla base di una buona strategia di comunicazione c’è un ragionamento che prevede capacità di osservare ed esaminare ogni aspetto del processo comunicativo. Gli errori saranno nodi da sciogliere e occasioni per riprovarci con maggiore consapevolezza.
Altre risorse
A proposito di metodo qui c’è un Ted assai interessante (e anche divertente) di Vanni De Luca, sull’efficacia della comunicazione invece c’è questo, uno dei Ted più belli di sempre, tenuto da Michele D’Andrea.
Se ti serve una mano a cominciare a costruire la tua strategia possiamo lavorarci insieme. Qui trovi tutte le informazioni sulla mia offerta di formazione e consulenza.